Essere Genitori oggi

Ho sempre amato i bambini, ancor prima di averne di miei. Sarà per questo che mi sono scelta un compagno che di figlio ne aveva già uno. E ho desiderato di avere dei figli, da sempre. Dopo un paio di mesi di convivenza il mio desiderio si è avverato: aspettavo due gemelli. Durante la gravidanza, fantasticavo su chi avesse potuto nascere da noi, soprattutto che viso avrebbero avuto. Ecco, sì. Per me ciò che contava di più era sapere che viso avrebbero avuto i miei bambini, il colore dei loro occhi, dei capelli (speravo rossi, come me da piccola), il naso (preferibilmente del papà) e la forma delle orecchie (idem come per il naso…). Come se un figlio avesse unicamente un corpo fisico.

Non mi sono mai posta domande rispetto per esempio al carattere, alle aspirazioni, al livello di intelligenza. No, volevo vedere che faccia avrebbero avuto i figli miei e del mio compagno.

E desideravo tanto conoscerli. Ricordo che al momento del parto di Filippo e Tommaso, nel momento in cui le ostetriche (due, ovviamente) hanno avvicinato quei due visini al mio ho sentito una gioia mai provata prima (anche perché il naso era decisamente meglio del mio!) e ho sussurrato loro: “Piacere di conoscervi, io sono la vostra mamma”. Insomma. Dovevamo iniziare bene la nostra vita insieme, almeno con le dovute presentazioni. E gli ho guardato quei due visini che mi sembravano così meravigliosi e che tanto avevo avuto voglia di vedere presto.

Poi ecco, quell’idillio è terminato. Nel momento in cui sono iniziate le notti insonni, i capricci inconsolabili, le sfuriate, quei pianti interminabili e così incomprensibili, da mettermi di fronte alla mia più totale impotenza. E allora ho iniziato ad osservare il rapporto con i miei figli. Anzi, ho iniziato ad osservare me nel rapporto con i miei figli.

La mia attività professionale di Assistente Sociale all’interno di servizi, in particolare rivolti ai minori ed alle loro famiglie e di tutela minori, nonché la mia esperienza personale di madre (e di figlia) mi ha portata a riflettere molto nel corso degli anni rispetto al tema della genitorialiltà. In particolare, rispetto al legame indissolubile che viene a crearsi tra genitori e figli, come gli uni influenzino gli altri e come gli altri riflettano indiscutibilmente il mondo dei primi, il loro modo di fare, di essere e di avere. Come le storie familiari siano così potenti da tramandarsi di generazione in generazione, attraverso catene che, il più delle volte, risultano imprigionanti, limitanti e depotenzianti, e come invece sia giunto il momento che i genitori si assumano la responsabilità di accettare appieno l’incarico per i quali sono chiamati: quello di accompagnare le anime da cui sono stati scelti nel corso del loro percorso di vita.

Quando nasce un bambino, la prima cosa a cui pensiamo è proprio il suo corpo, la sua fisicità, senza considerare tuttavia ciò che dà vita a quel corpo e lo anima. Il compito di noi genitori è, da una parte, una sorta di privilegio divino, poiché è proprio attraverso di noi che si dà ad un’Anima l’opportunità di entrare in questo mondo, di crescere ed evolvere. E allora è questo che dovremmo tenere bene a mente: i nostri figli sono Anime individuali, venute al mondo per vivere esperienze proprie, per acquisire conoscenze secondo i dettami del proprio Sé superiore. Ogni anima sceglie una famiglia per poter ricordare cosa c’è ancora da ripulire e da apprendere per la propria evoluzione. Tramite i rapporti familiari ogni individuo ha la possibilità di comprendere il proprio scopo nella vita, la propria funzione nei rapporti personali. La famiglia è la scuola primaria di ogni individuo: in essa si apprendono valori, convinzioni, pensieri, modalità di relazione. In essa ci si esercita alla vita, attraverso gli scambi reciproci quotidiani ed è alla base della società, è la cellula di base su cui si fonda l’intera umanità.

È evidente che essere genitori, nonni, così come anche essere insegnanti, educatori, psicoterapeuti, e persino pediatri, oggi, è molto più complicato di qualche decennio fa. Sembra che le tecniche, le cure e l’educazione che le nostre generazioni hanno a loro volta ricevuto ed imparato siano spesso insufficienti per accompagnare i nostri bambini e ragazzi nel loro percorso di crescita, con il conseguente senso di impotenza e di frustrazione che accompagna gli educatori di oggi, qualunque ruolo essi rivestano. Senza dare la caccia al “colpevole”, chiedendoci per esempio se siano gli adulti ad essere incapaci di educare le nuove generazioni oppure siano invece queste ultime ad essere ineducabili, bisognerebbe, con una buona dose di umiltà, affermare che, forse, l’educazione e le teorie psicologiche di qualche decennio fa non siano più sufficienti.

Teniamo conto che i bambini di oggi sono più sensibili di quelli di un tempo. I bambini di oggi vengono per innalzare la consapevolezza dei genitori, per portare la Terra a risuonare con vibrazioni più alte, nell’armonia, nella gioia e nell’amore. Non occorre essere genitori, perfetti, competenti e ben istruiti, ma genitori in grado di portare luce, prima di tutto in se stessi. Altrimenti come potrebbero trasmetterla anche ai loro figli?

I genitori di oggi sono dunque chiamati ad essere educatori di una nuova generazione che ci chiede di dialogare non solo da mente a mente, ma anche da cuore a cuore, da anima ad anima. Ecco allora che diventa importante accompagnare i genitori attraverso percorsi di consapevolezza e di crescita personale, non solo attraverso i metodi di sostegno alla genitorialità psico – socio – pedagogici più tradizionali, ma anche da un punto di vista energetico, perché ogni ferita, ogni conflitto irrisolto che un genitore si porta appresso a livello sottile finisce per ripercuotersi nella relazione con i propri figli.

Pensiamoci bene. Quando nasce un bambino, la vita dei genitori viene travolta da qualcosa di meraviglioso, che ci mette in contatto con una gioia profonda mai provata prima. Ma che ci porta a contattare anche le nostre paure più profonde. I figli, infatti, hanno lo straordinario potere di rovesciarci il nostro mondo addosso, portandoci la vita nella sua interezza. Quella vita così ricca di fantasie, sogni e realtà, ma anche di paure, difficoltà, dolori, aspettative, delusioni, illusioni. Come se i nostri figli, in qualche modo, ci riportassero ai figli che noi stessi siamo stati, portandoci a tentare di essere i genitori che avremmo voluto per noi. E così facendo, però, continuiamo a dare potere a ferite, più o meno dolorose ed irrisolte, ma di certo antiche. E sicuramente nostre, e non dei nostri figli. E allora vale la pena guardare un po’ più dentro di noi. Amorevolmente, senza giudicarci troppo. Perché un figlio non nasce e non cresce a caso. Come dire, sotto un pero non trovi mele.

Ecco, credo sia proprio questo il punto di partenza. Accompagnare i genitori ad entrare nel loro labirinto interiore, attraverso percorsi di crescita e di consapevolezza che consentano loro di tornare alla luce. Alla luce dell’Amore Incondizionato, che non prevede condizioni, aspettative, che non reclama diritti e doveri, che non si fissa su ideali, pensieri, che non si imbriglia in giochi di potere.

A quell’Amore Incondizionato che agisce con Dolcezza e Fermezza.

Ai miei Figli.
Con tutto l’Amore che IoSono

2 risposte a “Essere Genitori oggi”

  1. Io adoro i bambini ed essi sono la speranza per il futuro e l’amore per la vita. Inoltre è bellissima la fantasia che hanno nei primi anni 😊

    "Mi piace"

    1. Proprio così. Hanno quella meravigliosa capacità di riportarci alla Vita, in ogni momento.

      Piace a 1 persona

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: