Quando proviamo dolore, alle volte abbiamo la sensazione che esso stia entrando da fuori, dalla vita, da quello che stiamo attraversando, dalle persone che da cui ci sentiamo essere stati feriti. Ma facendo un po’ più di attenzione, possiamo scoprire che, in realtà, quel dolore non arriva da fuori, ma è già qui, fa eco con qualcosa che è già dentro di noi. Quel dolore sta semplicemente uscendo, riflettendosi nella vita per poter essere guarito e lasciato andare.

Il primo passo verso il cambiamento allora avviene proprio qui, nel nostro cuore, che si apre ai dolori più profondi che abbiamo dentro di noi. Ma è più facile, e persino conveniente alle volte, inventarsi una storia sulle nostre sfortune, la nostra impotenza, il nostro non capire perché o le nostre incapacità, per nasconderle, sfuggire da esse o, al contrario, per giustificare le nostre resistenze al cambiamento.
E allora, più o meno inconsapevolmente, cerchiamo di passare dalle sensazioni di dolore, di sgomento, di sofferenza, all’assenza di esse. Che poi in fondo è quello che facciamo persino quando, ci diamo inavvertitamente una martellata ad un dito. Immediatamente ce lo stringiamo con l’altra mano, per proteggerci e non sentire il dolore. Ecco, questo è quello che facciamo anche quando sentiamo un dolore profondo, al cuore: lo stringiamo. E lo chiudiamo. Quando invece avremmo piuttosto bisogno di aprire il nostro cuore. Di restare in compagnia di quelle scomode sensazioni e di resistere a quell’irrefrenabile impulso a sfuggire da tutto quel dolore. Di ascoltarlo e tenerlo lì, nel cuore, senza fare nulla, senza aspettarci nulla, senza cercare di correggerlo o coltivare la speranza di un risultato diverso.

Quando sentiamo quel dolore insopportabile, che non possiamo contenere o che non riusciamo affrontare, invece di allontanarcene, incolpare gli altri o chiuderci in noi stessi, prendercela con la vita ed il destino, possiamo semplicemente rimanere seduti e lasciare che il nostro cuore si apra un po’, sentire il dolore, e di farlo per dav-vero. E ammetterlo a noi stessi, senza cedere al giudizio che ci porta a pensare che “questo è sbagliato, deve essere sbagliato, fa troppo male.”
Perché quando ci concediamo di sentire esattamente quello che stiamo sentendo, arriva un momento in cui sentiamo un sollievo, fosse anche solo per un istante. Perché in quel frangente ogni nostra resistenza viene meno. Smettiamo di lottare con il nostro dolore. e persino di giudicarlo. Fosse anche solo per un istante. Ma questo istante basta per aprire un pochino il nostro cuore e dare vita a quella trasformazione interiore così delicata, ma allo stesso tempo necessaria.
La consapevolezza passa proprio da qui, dal cuore che si apre, dal coraggio di rimanere aperti, presenti, sensibili in quei momenti che troviamo così difficili da attraversare. Sentire quello che proviamo, sapere quello che pensiamo, riconoscere come le nostre sensazioni vengono condizionate dai nostri pensieri e come sorge il giudizio. E accettare tutto ciò che stiamo vivendo in quel preciso istante.
L’accettazione, tuttavia, nella nostra mente, può avere a che fare con il fallimento perché siamo portati a confonderla con la rassegnazione e dunque con la sconfitta. Ma accettazione non significa rassegnazione, perché la rassegnazione è ciò che rende vittima, è un modo passivo di affrontare le esperienze della vita, porta a chiudersi in se stessi. L’accettazione richiede, al contrario, una buona dose di coraggio, di volontà, di perseveranza, di pazienza attiva e di determinazione, implica la ferma volontà di ascoltare ed arrendersi dolcemente la chiamata della trasformazione.
Aprire il nostro cuore significa accettare ciò che siamo, ciò che sentiamo, incluso il dolore della chiusura. Ci porta a riconoscere che il dolore ci ha ingannato, impedendoci di trovare la strada verso ciò che siamo veramente, verso la nostra essenza più autentica. Ci porta ad accettare questo dolore senza rimpianti, senza rabbia, senza risentimento, senza giudizio, concedendogli il permesso di essere parte di noi. Invece che il potere di agire silentemente, mantenendoci sulla strada della distruttività. Nostra. E delle nostre relazioni.
Ed è l’accettazione che porta all’assenza di giudizio, ad accettare le cose così come sono senza giudicarle, senza farsi coinvolgere ed intrappolare dalla tendenza dualistica tra giusto e sbagliato, buono o cattivo, meglio o peggio. Si tratta semplicemente di osservare, di accorgersi che le cose sono così come sono e non ci resta che viverle pienamente, tenendo fisso lo sguardo sulla nostra anima e ben salde le redini della nostra vita.
Ed osservare, accorgersi, smettere di far finta di niente, lo sappiamo bene, non rende necessariamente le cose più semplici. Ma apre l’anima ed espande lo spazio vitale.
E allora, qualche suggerimento…
C’è un trattamento Reiki che può accompagnarci in questo. È il trattamento di equilibratura dei chakra a partire dal Cuore. Perché il chakra del Cuore è il luogo in cui abbiamo la possibilità di sciogliere ogni blocco, ogni conflitto. E di farlo attraverso l’amore per noi stessi.
Oppure, possiamo accompagnarci attraverso alcune miscele di oli essenziali Young Living. Consiglio, in particolare, l’utilizzo di queste tre miscele, da inalare al mattino, appena svegli, con l’intento di aprire il nostro Cuore. A noi stessi, alla Vita ed alle persone che di essa ne fanno parte.
Trauma Life: è una miscela lenitiva e stabilizzante di oli essenziali, formulata per contribuire a rilasciare i blocchi energetici legati ad eventi traumatici, sia del passato che del presente. Queste situazioni, e le relative risposte emotive, se non vengono rilasciate, possono portarci a vivere con il freno a mano tirato, in una sorta di usura emotiva all’origine di quel senso di affaticamento, rabbia, risentimento, irrequietezza che ci portano, e ci riportano, a vivere problemi che sembrano non finire mai.
Acceptance: questa miscela è preziosa per riconoscere, accettare ed integrare le nostre ferite, la nostra storia, le nostre ombre e la nostra luce. Ci accompagna dolcemente ad aprire la mente ed il cuore, favorendo quelle sensazioni di sicurezza e di fiducia che ci permettono di avanzare nella vita con un’energia rinnovata, piena. Calmando le tempeste emozionali e la frustrazione mentale, questa miscela ci consente di guardare oltre le nostre ferite e riconoscere noi stessi ed il nostro posto nel mondo, e di andare nella Vita, con fiducia. Ed il Cuore aperto.
Forgiveness: è una delle mie miscele del cuore, un mix, potente e allo stesso tempo delicato, di oli essenziali, che ci porta a rilasciare i ricordi dolorosi e superare traumi o difficoltà, liberandoci da quei veleni emozionali che spesso la fanno da padrone nei momenti di crisi. Che siano rivolti agli altri. O semplicemente a noi stessi. Durante l’inalazione di questa miscela, può essere d’aiuto ripetere, anche solo mentalmente, alcuni mantra legati al perdono.

Se accetto pienamente il mio stato, troverò la pace.
Non mi lamento del fatto che dovrei essere più santo, più bello, più puro rispetto a quello che sono ora. Quando sono bianco, sono bianco, quando sono nero, sono nero, punto e basta. Questo atteggiamento non impedisce che continui a lavorare su di me per poter diventare uno strumento migliore; l’accettazione di sé non limita le aspirazioni, al contrario, le nutre.
Perché ogni miglioramento partirà sempre da ciò che si è realmente.
(Alejandro Jodorowsky)
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