“Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale” (C.S. Lewis)
È che alle volte abbiamo proprio bisogno di entrare dentro di noi. Di farlo da soli, o accompagnati da qualcuno.

Abbiamo bisogno di farlo, per uscire da quegli schemi di comportamento automatici. Che abbiamo appreso chissà dove e chissà quando, ma che ora paiono stretti come un paio di scarpe di tre numeri più piccole.
Abbiamo bisogno di farlo, per lasciare cadere a terra le maschere che indossiamo. Una ad una.
Abbiamo bisogno di entrare dentro di noi, per uscire da quelle esperienze che, puntuali come un orologio svizzero, si ripresentano ciclicamente. Che sia una volta all’anno o una volta al mese.
Abbiamo bisogno di farlo, per smettere di giudicare, criticare, condannare gli altri. E persino noi stessi.
Abbiamo bisogno di farlo per uscire da quelle trappole mentali che parlano di pessimismo, sfiducia, di aspettative, illusioni. E di controllo.
Abbiamo bisogno di farlo per uscire dai pensieri ossessivi, che ci portano a girare su noi stessi, come se fossimo delle trottole.
Abbiamo bisogno di entrare in noi stessi per uscire dal veleno del rancore. Della rabbia, del risentimento, del bisogno di vendetta, del vittimismo, della lamentela.
Abbiamo bisogno di farlo quando il nostro corpo non sta bene, quando la nostra mente non ci dà un attimo di respiro, tanto è impegnata a costruire e distruggere dei castelli di eventi mentali che paiono essere fatti di sabbia. Quando le nostre emozioni ci portano a ricercare costantemente sensazioni che ci riempiano. Che siano di estrema gioia. O di estrema disperazione.
Abbiamo bisogno di entrare dentro noi stessi, nonostante sia più comodo, o conveniente, fare finta di niente. Nell’illusione che se non guardo non vedo, e se non vedo dunque non c’è.
E non importa quale sia la strada che scegliamo, per entrare dentro di noi.
Quale sia il primo passo che scegliamo di compiere.
Da chi scegliamo di farci accompagnare.
Noi mettiamoci il cuore.
E l’umiltà necessaria, per volgere lo sguardo all’interno e cogliere ciò che di noi proprio non vorremmo vedere.
Ed il coraggio del primo passo.
E la ferma intenzione di proseguire. Passo dopo passo.
Spogliandoci completamente. Con dolcezza, senza pretese nè aspettative, al nostro ritmo.
Scarpe, vestiti, gioielli, abitudini, schemi, pensieri, convinzioni, maschere e ruoli.
Ritrovare noi stessi.
Ed iniziare a prendercene cura.
Senza più lasciare che le nostre ferite continuino a ferire, gli altri. O semplicemente noi stessi.
Ed assumendoci la responsabilità di essere davvero il cambiamento che vogliamo nel mondo, senza più aspettare che sia il mondo a cambiare.
Che quel bisogno possa diventare il tuo più grande desiderio.
Te lo meriti.
Da cuore a cuore.

Che tu possa essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo (M. Gandhi)
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